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Disabilità e segregazione (Recensione)
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- Created on Thursday, 25 July 2019 15:24
- Last Updated on Thursday, 25 July 2019 16:20
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“La segregazione delle persone con disabilità - I manicomi nascosti in Italia”
Di rilevante interesse sul tema è il volume a cura di Giovanni Merlo e Ciro Tarantino (Maggioli Editore, marzo 2018 - Euro 16,00),
la cui pubblicazione nasce come esito della Conferenza di consenso “Disabilità: riconoscere la segregazione” organizzata dalla Fish e svoltasi a Roma il 15 e 16 giugno 2017.
Nel 1977 l’Italia decise di chiudere le classi differenziali e di svuotare le scuole speciali e nel 1978 approvo' la legge 180 che portò alla chiusura dei manicomi. Vere rivoluzioni a favore dell’esistenza delle persone con disabilità. Nonostante tutto nel nostro Paese vi sono ancora tanti manicomi nascosti...
Con questa premessa, il volume si focalizza sulle strutture segreganti per le persone con disabilità, cercando di capire innanzitutto che cosa distingue una struttura residenziale "segregante" da una che svolge bene il suo lavoro. La qual cosa pare di capire, non è molto semplice. Oltre ai numeri del fenomeno (sulle strutture residenziali, sugli utenti, ecc.) poco sappiamo difatti sugli aspetti qualitativi della vita in residenza: ad oggi purtroppo non abbiamo in Italia dati sistematici e ricerche per rispondere a questo aspetto.
E’ possibile tuttavia, secondo gli estensori del volume, individuare alcuni aspetti rilevanti da cui poter in qualche modo evincere la “qualità” di una struttura di ricovero. In particolare:
- La “carta dei servizi”, prerequisito indispensabile per una struttura, anche se di fatto "statica e teorica"
- I contatti e le relazioni degli utenti con il “territorio”; pertanto non solo la presenza di una "assistenza sanitaria tempestiva ed efficace" ma anche contesti ad alta intensità relazionale
- La partecipazione attiva della persona, ovvero la “relazionalità” elemento decisivo di qualità dei servizi residenziali
- L'appropriatezza e la qualifica professionale degli operatori (in genere emerge nella realtà il sottodimensionamento delle figure professionali);
- Il “problema tempo”, ovvero l’attenzione dedicata dagli operatori agli utenti
- L’organizzazione degli spazi all’interno della struttura residenziale
- Le questioni di genere: la presenza femminile nelle Rems, Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, è minoritaria e necessita pertanto di particolare attenzione
- L’utilizzo della contenzione, pratica diffusa e poco conosciuta sul territorio nazionale
- I maltrattamenti, purtroppo numerosi e diffusi (v. i puntuali dati dei Nas), per cui di fatto si rende indispensabile promuovere processi di desitituzionalizzazione delle persone con disabilità.
Segue poi un fondamentale capitolo sul quadro normativo dei servizi per l’abitare a cura di Carlo Giacobini, nonché approfondimenti su casi di cronaca e diversi contributi di vario interesse.
Ci pare, in ultimo, assai condivisibile l’affermazione di Carlo Francescutti tratta dal capitolo “Perché è difficile parlare di segregazione”, che a nostro avviso sintetizza bene le conclusioni del volume:
"Controlli, denunce, vigilanza sono necessari perche' il sistema dei servizi non deragli, come può accadere, verso forme di esclusione, segregazione, se non di abuso e violenza. Ma è la presenza e l'apertura alla comunità, un sistema di relazione aperto, l'unico antidoto efficace".
Pertanto, se occorre fare il massimo per evitare o posticipare l'istituzionalizzazione, laddove essa fosse ineludibile è la piena apertura delle strutture all'occhio vigile delle comunità locali del territorio (che di fatto può agevolmente avvenire solo in presenza di una dimensione "familiare" delle stesse e se integrate nella "normalità" urbana) che può fornire massimamente la fondamentale prevenzione ai tristi risvolti negativi dei ricoveri residenziali.
tutori.it